Il bambino, nel primo periodo della sua vita, non riesce ancora a distinguere facilmente il sé dal non sé. Egli dipende interamente dalla madre; questa figura è, pertanto, per lui totalizzante (rappresenta tutta la realtà). Il mondo affettivo del bambino, essendo limitato ai soli bisogni innati, che devono, in ogni modo, essere soddisfatti, si organizza intorno alla fonte di ogni gratificazion??e (la madre). E’ costei che, volendone favorire la cosiddetta fiducia di base, risponde alla richiesta di cibo, di attenzione e di protezione: il bambino, per tale motivo, non riesce ancora a percepirsi separato dalla madre né a distinguersi dal mondo circostante.
Egli scopre di essere un soggetto autonomo e a sé stante, in maniera graduale e attraverso varie e diverse esperienze; riesce a muovere le mani e i piedi, ma non a comprendere per quale motivo non è possibile far muovere un oggetto, come ad esempio un tavolo o una sedia.
Il bambino, nel primo anno di vita, secondo Michael Lewis e Janne Brooks dell’Università dell’Oregon, a Eugene, per scoprire se stesso, possiede un altro strumento, ovverosia lo specchio. I due studiosi americani hanno compiuto l’esperimento su novantasei bambini, usando uno stratagemma: ai bambini di circa sei mesi, dopo aver, a loro insaputa, praticato una macchia di rossetto sulla punta del naso, li ponevano davanti ad uno specchio. Essi se cercavano di togliere la macchia all’immagine rispecchiata, non avevano, in modo evidente, ancora raggiunto la capacità di distinguere il sé dal non sé. Se, al contrario, si toccavano il naso, avevano sicuramente raggiunto lo stadio cognitivo della comprensione che l’immagine nello specchio era la propria.Intorno ai dodici mesi il bambino sa riconoscere ormai anche una propria fotografia e distinguere la sua figura in una foto di gruppo. Ha acquisito, quindi, la capacità di autoriconoscimento e lo stadio fusivo dell’indistinzione sé/non sé viene, così, definitivamente superato.
Egli scopre di essere un soggetto autonomo e a sé stante, in maniera graduale e attraverso varie e diverse esperienze; riesce a muovere le mani e i piedi, ma non a comprendere per quale motivo non è possibile far muovere un oggetto, come ad esempio un tavolo o una sedia.
Il bambino, nel primo anno di vita, secondo Michael Lewis e Janne Brooks dell’Università dell’Oregon, a Eugene, per scoprire se stesso, possiede un altro strumento, ovverosia lo specchio. I due studiosi americani hanno compiuto l’esperimento su novantasei bambini, usando uno stratagemma: ai bambini di circa sei mesi, dopo aver, a loro insaputa, praticato una macchia di rossetto sulla punta del naso, li ponevano davanti ad uno specchio. Essi se cercavano di togliere la macchia all’immagine rispecchiata, non avevano, in modo evidente, ancora raggiunto la capacità di distinguere il sé dal non sé. Se, al contrario, si toccavano il naso, avevano sicuramente raggiunto lo stadio cognitivo della comprensione che l’immagine nello specchio era la propria.Intorno ai dodici mesi il bambino sa riconoscere ormai anche una propria fotografia e distinguere la sua figura in una foto di gruppo. Ha acquisito, quindi, la capacità di autoriconoscimento e lo stadio fusivo dell’indistinzione sé/non sé viene, così, definitivamente superato.
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