lunedì 22 dicembre 2008

GIOCO,DRAMMATIZZAZIONE E DISEGNO

L’attività ludica, non solo nell’uomo, ma anche negli animali, è, durante l’età evolutiva, la forma più naturale e spontanea di socializzazione. Nella prima infanzia, il bambino gioca con qualsiasi oggetto e, quando ottiene risposte alle sue azioni (rumori e movimenti), sembra divertirsi e, nello stesso tempo, manifestare curiosità ed interesse. Successivamente, al gioco individuale (senso-motorio e di esercizio) subentra quello sociale (praticato con gli altri e con precise regole).
Il gioco storicamente, a cominciare da Platone, è stato considerato come un indiscutibile strumento educativo ed ha avuto sempre un valore centrale per la formazione dell’uomo. Soltanto recentemente esso è stato, però, studiato, in particolare da due pionieri delle ricerche sullo sviluppo infantile, Jean P??iaget e Sigmund Freud, con rigore scientifico.
I due studiosi hanno messo in evidenza che l’attività ludica inizia quando il bambino prende coscienza dell’esistenza delle persone e delle cose che lo circondano.
Piaget, prendendo in considerazione le attività cognitive e lo sviluppo emotivo del bambino, ha cercato di interpretare il modo con il quale il gioco possa facilitare le une e l’altro; Freud, invece, affermando che il bambino è un “perverso polimorfo”, ha posto l’accento sull’analisi delle problematiche dell’attività affettiva e sessuale nell’infanzia. Esistono, in ogni modo, numerose teorie intorno al gioco, che possono essere, così, schematicamente enucleate:
a) La teoria di Schaller; questi, nel 1861, ha ipotizzato il gioco come riposo e come ricreazione.
b) La teoria di Spencer, il quale, nel 1890, ha interpretato l’attività ludica come uno scarico di energia superflua.
c) La teoria di Groos, che ha considerato il gioco come esercizio di preparazione alla vita degli adulti.
d) La teoria di Stanley Hall, che, nel 1902, ha cercato di ricondurre il gioco a strumento di eliminazione di tutte le funzioni ataviche superflue.
e) La teoria di Claparéde; questi, nel 1920, ha formulato l’ipotesi che il gioco possa essere un’attività efficace per soddisfare i bisogni naturali e per permettere che i desideri diventino reali.
f) La teoria di Huizinga, che, nel 1938, ha consider??ato il gioco come un tratto fondamentale dell’uomo. Esso è posto all’origine della cultura e dell’organizzazione sociale.
g) La teoria di Chateau, che, nel 1950, ha interpretato il gioco come attività espressiva dello slancio vitale dell’uomo.
h) La teoria di Bertin, che, nel 1955, ha rappresentato l’attività ludica come sfera dell’avventura estetica.i) La teoria di Caillois, che, nel 1958, ha collocato i vari tipi di gioco in rapporto a quattro parametri: agon (competizione o lotta), alea (sorte o fortuna), mimicry (finzione o simulazione), ilinx (turbamento o vertigine).

Nessun commento: