lunedì 22 dicembre 2008
Carenze di cure materne e separazione
La prima infanzia è la fase dell’età evolutiva, in cui i bambini compiono le conquiste di base (psico-motorie, percettivo-intellettive, etico-sociali e pratico-artistiche), attraverso le quali strutturano la loro personalità. Ognuno, in tale età, incomincia ad impossessarsi del mondo circostante e, non avendo ancora un rapporto diretto con la realtà, nella quale vive, lo considera come vorrebbe che sia. I bambini, in tal modo, vivendo incertezze superiori a quelle che vivrebbero nelle fasi successive, sentono e richiedono un maggiore bisogno di cura e di protezione da parte dei genitori (soprattutto della madre) e degli adulti. Nei primi mesi ogni bambino dipende interamente dalla madre; egli, giacché il suo mondo affettivo è limitato soltanto ai bisogni innati, che devono essere soddisfatti in modo immediato, considera la madre come fonte di ogni gratificazione. Questa risponde, infatti, alla sua richiesta di cibo, di attenzioni e di protezione, favorendone la fiducia di base. Nell’infanzia, il bambino ha, poi, bisogni dominati dal principio del piacere immediato e, pertanto, il mondo esterno è percepito in funzione del suo io. Se l’ambiente dimostra di accettarlo, si sentirà sicuro ed acquisterà fiducia in se stesso; se, al contrario, sarà rifiutato, si sentirà inutile e sfiduciato. Il bambino, dopo alcuni mesi di vita, subisce un altro trauma: lo svezzamento. Questo è vissuto come uno stato di abbandono, di sofferenza e di frustrazione. La madre diventa, in tale circostanza, anche un ostacolo, perché, oltre ad operare, con lo svezzamento, un distacco fisico, ne contrasta i bisogni. Nei suoi confronti il bambino si trova, pertanto, in una situazione di ambivalenza: l’ama, ma non può perdonarle di averlo abbandonato. Egli, rendendosi conto, da un lato, che le difficoltà sono aumentate, e, dall’altro, che le sue abitudini hanno subìto delle modif??icazioni, cerca di acquisire autonomia nei confronti della madre. Ciò non sta a significare, tuttavia, che la figura materna sia diventata meno importante e significativa dal punto di vista affettivo. In questa ricerca dell’autonomia il bambino è spesso, costretto, infatti, a rifiutare il punto di riferimento della figura materna. Un’importanza fondamentale, a tal proposito, è assunta dai cosiddetti “oggetti transizionali”, che, simbolicamente, rappresentano, secondo Winnicott, la madre, nel passaggio dalla dipendenza (totale fusione con la madre) all’autonomia (stato di relazione con la madre, come figura esterna e separata), e corrispondono alle caratteristiche di morbido, di caldo e di piacevole al tatto. A lungo termine le carenze di cure materne, nell’infanzia, hanno, secondo il ricercatore M. Rutter, effetti negativi sullo sviluppo. Questi sono presenti anche dopo un lungo arco di tempo. Il bambino ha bisogno, infatti, di relazioni affettive durature e di interazioni comunicative continue.
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