lunedì 22 dicembre 2008

Il modello di attaccamento secondo John Bowlby


Uno dei momenti più importanti del processo di crescita e di socializzazione, per il bambino, è l’attaccamento che si manifesta verso quelle persone che, inizialmente,?? gratificano i suoi bisogni, soprattutto fisiologici. I legami infantili sono appunto determinanti nel formare un adulto maturo e psicologicamente equilibrato.
La pulsione dell’attaccamento, tenendo i bambini legati ai genitori, è, sostanzialmente, funzionale alla sopravvivenza. L’attaccamento è, perciò, il concetto chiave, al fine di capire l’interazione tra i bambini ed i genitori. Esso inizialmente è rappresentato dal forte legame che si stabilisce tra un figlio ed una madre e, successivamente, tra un bambino e le altre persone che sono presenti nel suo ambiente. Il concetto di attaccamento è stato introdotto e studiato scientificamente da uno psicoanalista inglese John Bowlby (1907-1990). Questo studioso ha lavorato presso la Clinica Tavistock di Londra, dove ha effettuato i suoi studi; egli attribuisce al bambino, per dimostrare il suo attaccamento alla madre, alcuni comportamenti: aggrapparsi continuamente al corpo della madre, succhiare, piangere, sorridere e così via. L’attaccamento, secondo gli studiosi, non è, in ogni modo, una pulsione innata; esso, anzi, si forma gradualmente nell’arco dei primi sette mesi di vita. Nei primi quattro mesi, in generale, il bambino si lega normalmente a chi si occupa di lui ed ha premura per soddisfare i suoi bisogni. Dal quarto al sesto mese gli attaccamenti incominciano, invece, a diventare più mirati e selettivi. Nel settimo mese, infine, essi si sono formati completamente e possono essere diretti, con consapevolezza, verso le persone che si occupano di lui. Il bambino, in questo periodo, manifesta il suo attaccamento particolarmente verso la madre in due modi diversi. Il primo è la paura dell’ottavo mese. Questa è una fase di fondamentale importanza per il bambino: infatti, se l’ambiente dimostra di accettarlo si sentirà sicuro ed avrà fiducia in se stesso; se, invece, si sentirà non accettato o addirittura rifiutato, allora si considere??rà inutile e sfiduciato. La socializzazione e la formazione di un essere umano sono processi di maturazione lenti e graduali, che ricevono, in modo determinante, le loro basi nell’ambiente familiare.

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