mercoledì 29 aprile 2009

Un amico a quattro zampe aiuta a crescere


I bimbi acquistano maggiore sicurezza in sé stessi se c’è un compagno a quattro zampe sempre presente che non li abbandona neanche se gli hanno fatto qualche dispettuccio. Inoltre, nei piccoli che possiedono un animale aumenta anche il senso di responsabilità, perché si rendono conto che il cane o il gatto di casa hanno bisogno di essere accuditi, nutriti e coccolati, proprio come loro.Una volta appreso che gli animali, nonostante siano così diversi da noi, hanno esigenze molto simili alle nostre, il bambino sarà più disposto ad accettare e comprendere tutto ciò che è diverso, diventando una persona più sensibile e rispettosa sia della natura che della realtà in generale. Una persona che ha condiviso l’infanzia con un cagnolino o con un micio, difficilmente maltratterà o abbandonerà un animale da adulto. L’amicizia con FIDO o FELIX può aiutare anche i bimbi particolarmente timidi o chiusi a diventare più socievoli e può far superare la paura degli animali ai piccoli che hanno avuto magari esperienze negative (come morsi o graffi) grazie al rapporto fidato con un animale proprio.Questi i benefici dal punto di vista psicologico, ma la voglia di giocare con un cucciolo che corre qua e là o il desiderio di portare il cane di casa a fare una passeggiata contribuiranno anche allo sviluppo fisico dei nostri figli, grazie a un’attività sana e divertente.

lunedì 5 gennaio 2009

I GIOCATTOLI

Parlare dei giocattoli mi da l'occasione di dire qualcosa a proposito dei giochi di squadra. Si tratta di giochi, quali nascondino, rubabandiera, etc., che si fanno fra gruppi di ragazzi. Questi giochi di squadra aiutano molto i bambini a crescere. Durante questi giochi, essi imparano a rapportarsi gli uni con gli altri e trovano degli amici. Un bambino che cresce davanti alla TV non si diverte certamente di più e, da adulto, probabilmente avrà dei problemi nel trattare con i propri simili. Il gioco, sia quello coi giocattoli che quello di squadra, ha una grande importanza nell'educazione dei ragazzi. Nella nostra società, che tende sempre più a organizzare la giornata e a sacrificare ogni cosa nella competizione per ottenere dai propri figli il massimo, occorre riconoscere il valore del gioco e assegnargli degli spazi, accanto a quelli dedicati alla scuola e allo studio.

I GIOCATTOLI: UNA DISTRUZIONE CREATIVA PER I BAMBINI

In molti paesi del mondo, i bambini non possono comperare dei giochi perchè costano troppo, quindi se li costruiscono. Anche in Italia, fino agli anni '60, giochi come questi erano molto diffusi. Poi, con il rapido aumento del benessere, i bambini hanno potuto procurarsi giochi nei negozi. Nel frattempo, le strade sono diventate sempre meno sicure e, anche a causa dell'aumento del traffico, i bambini non giocano più nella strada. Tutto questo ha portato alla scomparsa dei giochi di una volta. Infatti, i bambini di adesso non li conoscono più.

lunedì 29 dicembre 2008

I momenti di tempo libero da dedicare al gioco erano veramente pochi ma, quando questo accadeva, giocavano tutti, grandi e piccini, e non mancavano gli spettatori che assistevano alle prove. I giochi erano basati sulla destrezza, sull’agilità, sulla velocità, sulla coordinazione ma principalmente sulla forza fisica. A volte diventavano violenti ed aggressivi perché, in parte, rispecchiavano i comportamenti sociali del tempo. I giochi, sono sempre figli del tempo e si adattano al contesto sociale nel quale si svolgono. Ieri non esisteva nessun disturbo dall’esterno, niente TV, niente computer, scarsissima produzione industriale di giocattoli con, in compenso, una solida presenza di rapporti interpersonali e di socializzazione. Era considerato importante lo stare insieme, anche i momenti di lavoro si trasformavano in occasione di socializzazione. La persona allora era al centro della società e il gioco era di tipo collettivo-creativo e ad alto contenuto sociale. I bambini di oggi non sanno più cosa voglia dire avere un cielo azzurro sulla testa, schiacciati dalla loro passività di soggetti cresciuti davanti alla TV, con gli occhi abituati ad incamerare sempre più immagini e a produrre sempre meno parole. Ieri il bambino non aveva bisogno dell’adulto, della guida, erano indipendenti ed autonomi nel gioco prima e nella vita, poi; oggi non sono abituati a scegliere, c’è sempre qualcuno che provvede ad indirizzarli verso qualcosa e quando non c’è l’adulto c’è bisogno del computer o di altro. L’oggetto giocattolo è il nulla e dietro di esso si aggrovigliano il vuoto delle relazioni umane e l’assenza della fantasia, della creatività e dell’inventiva; in questo modo il gioco, inteso come tempo della piena libertà infantile, viene spogliato di spazi ampi e differenziati e mutilato dei propri segni educativi quali il movimento, la comunicazione, la fantasia, l’avventura, la costruzione, la socializzazione. Il bambino, spesso, non sceglie in base alle sue esigenze ma viene trascinato in forme di divertimento imposte, create artificialmente, prefabbricate. Bambini che stanno insieme fisicamente ma che non socializzano affatto, tra loro non si creano rapporti interpersonali ma soltanto muri di isolamento e solitudine.

3° PARTE (I GIOCHI DI UNA VOLTA)


Un dato certo è quello che molti giochi sono praticati, in modo simile, in molte regioni della terra tra i popoli civili e quelli barbari e questo è un fatto straordinario.Osserva il Pitré “Questo fatto ha un grande significato per l’etnografia e porta un certo contributo nelle spiegazioni di alcuni fenomeni psicologici e sociali. Ci sono degli svaghi come quello dell’anello o del cerchio o della palla o della trottola o della moscacieca che si riscontrano sia fra i popoli dell’Europa che tra i negri dell’Africa, sia fra gli indigeni dell’America che nelle tribù selvagge dell’Oceania. Ciò dimostra che vari giochi hanno un fondo comune di tradizione, cioè uno l’ha imparato dall’altro, in epoche quando gli uomini delle primitive sedi dell’umanità si portarono nelle diverse contrade, modificandoli e adattandoli ai nuovi ambienti e alle nuove abitudini.” Il grande folclorista siciliano afferma che almeno un terzo di giochi conosciuti in Italia nell’Ottocento era patrimonio dei fanciulli e degli adulti di gran parte dell’Europa. In questo lavoro vengono riportati, in alcuni casi, nomi di giochi simili praticati in varie regioni italiane, non sempre, però, questi giochi sono perfettamente uguali, anzi spesso ci sono differenze nei regolamenti e nello stesso modo di giocare. Questo è il segno evidente della grande originalità e creatività che sta alla base dei giochi ma, che non esclude l’evidente collegamento tra le svariate espressioni. La maggior parte dei giochi di ieri si svolgevano all’aria aperta, erano passatempi semplici, salutari e più adatti alla vita di allora. Le case erano molto piccole e poco comode, mentre di spazi liberi se ne trovavano in abbondanza, la piazza diveniva un ottimo laboratorio.

2° PARTE


Giocando il bambino misura l’ambiente, prende coscienza dello spazio, misura le reazioni dell’adulto ed impara a vivere. Il Gioco favorisce l’integrazione; l’attività ludica non prevede in nessun modo, differenze sociali o fisiche o di razza, durante le fasi di gioco si è solo partecipanti o concorrenti, nient’altro.I giochi, secondo Lhotzky, sono la parte più seria della vita del bambino, sono il lavoro più grave che egli compie. Il gioco, come trasposizione del lavoro, dove il bambino impegna tutte le sue abilità e la sua creatività, per riuscire nel gioco dà il massimo di sé, proprio come fa l’adulto nelle attività lavorative.La struttura-gioco, comprende una serie di componenti significative e di grande interesse. Un elemento essenziale del gioco è rappresentato dallo “spirito d’imitazione”. Atti, opere, comportamenti vengono riprodotti dal bambino con grande attenzione e con sorprendente spontaneità e vengono adattati ai suoi giochi. Un’altra importante qualità caratterizza l’attività ludica del bambino, la “competizione” con tutte le peculiarità che il termine presuppone: abilità, coraggio, azzardo valore sociale. Il Guyot dice “In quasi tutti i giochi la più grande soddisfazione sta nel trionfare su di un’antagonista, l’amore della vittoria è una condizione di esistenza per tutte le specie viventi, perciò abbiamo bisogno di soddisfarla”. Non meno importante è l’elemento “emozionale”, inteso come piacere di far parte del gruppo, di partecipare al gioco, di sentirsi protagonista della gara, di mettersi alla prova e di riuscire a superare le difficoltà. Esiste, poi, nel gioco un intimo desiderio di “piacere” e di “godimento”. La soddisfazione di riuscire a vincere gli ostacoli arrivando a trasformare sensazioni ordinarie in sensazioni piacevoli e gratificanti. Anche gli sforzi diventano piacevoli e superabili come l’andare dietro ad un cerchio, o l’inseguire una palla o il rincorrersi in lungo e in largo.

GIOCHI D'INFANZIA DI UNA VOLTA


Il gioco è sicuramente l’espressione più autentica e spontanea dell’infanzia, è attraverso l’attività ludica che si possono intravedere tendenze ed inclinazioni del bambino. Dice il Pitrè “Il fanciullo è un piccolo uomo e noi, fanciulli di una volta, possiamo, nei suoi atti scomposti e meccanici d’oggi vedere o prevedere i suoi atti relazionali di domani come nel breve, ahi! troppo breve! periodo della sua età spensierata, studiare quelli men brevi dell’agitata adolescenza e della non lieta maturità”.I bambini possiedono l’istinto del gioco e questa attitudine emerge già in tenera età. Il gioco è una delle componenti principali nella formazione psico-fisica dell’individuo; è occasione di socializzazione e di apprendimento; è formazione ed educazione; il gioco stimola l’inventiva, la curiosità, l’ingegno, la manualità, la creatività; esso abitua alla competizione, alla riflessione, al rispetto delle regole; attraverso il gioco si potenziano abilità fisiche e motorie, contribuisce a formare la mente; rappresenta, inoltre, un vero e proprio allenamento che il bambino compie inconsapevolmente per avvicinarsi ed adattarsi alla società degli adulti. Con il gioco, il bambino ritrova il sorriso e la spensieratezza scordandosi dei piccoli malumori quotidiani.